Brianzecum

luglio 31, 2008

SOLO UN DIO CI SALVERÀ?*

ETICHE E FEDI DEL MONDO ALLA RICERCA DI UNITÀ

Gesù ha istituito un modo inedito di rapportarsi alle religioni: ha detto alla samaritana che non si adorerà più Dio in un singolo luogo sacro, come il tempio, ma ovunque, “in spirito e verità”. In seguito si è verificata una situazione paradossale: coloro che affermavano il tempio (gli ebrei) l’hanno avuto distrutto (nel 70 d.C.) e mai più ricostruito; mentre coloro che non lo avrebbero dovuto affermare seguendo quel principio evangelico (i cristiani) ne hanno costruiti a migliaia. E con i templi hanno riempito la loro fede di norme, modalità, tradizioni, gerarchie, talvolta allontanandosi persino dagli stessi principi evangelici. Oggi sembra giunto il momento di recuperare l’essenza e l’universalità della fede, depurandolo dalle incrostazioni delle religioni. Vi convergono alcuni aspetti. Mentre fino a qualche anno fa avanzava il secolarismo, tentando di relegare le religioni ad una sfera privata e secondaria, oggi, nonostante la globalizzazione economica e culturale, assistiamo ad un ricupero di posizioni “forti” delle religioni, a un superamento delle posizioni “di confine” e persino ad un ritorno ai fondamentalismi confessionali. Talvolta questi, dopo il crollo del muro di Berlino, hanno preso il posto delle ideologie politiche; così l’Islam viene spesso visto come l’unica alternativa consistente all’imperante “pensiero unico” liberista. In ogni caso l’accostamento delle diverse religioni tra loro, dovuto alla globalizzazione, nonché il necessario rapportarsi alla modernità, impone un processo di purificazione e di ricerca dell’essenziale da parte di ciascuna religione.

Etica mondiale.  Un documento sulla necessità di dialogo tra le religioni, come premessa per la pace nel mondo, prescinde dall’ipotesi religiosa e si limita alla ricerca di un’etica comune alle diverse religioni, proponibile successivamente anche a chi non crede. Il documento fa seguito ad un incontro a Chicago nel 1993, dovuto all’iniziativa di Hans Kung, nel quale più di 200 rappresentanti di tutte le religioni mondiali hanno espresso per la prima volta nella storia il loro consenso su alcuni comuni valori, standard e atteggiamenti etici come base per la definizione di un’etica mondiale. Si è parlato di un primo Parlamento delle religioni mondiali. In effetti questo interessante documento non ha avuto il seguito che ci si poteva attendere. Le ragioni possono essere molteplici: la globalizzazione e l’involuzione fondamentalistica cui si è appena fatto cenno; i toni catastrofistici, con cui viene descritta la situazione mondiale, possono da un lato urtare, dall’altro lasciare indifferenti (tanto non ci saremo più); le dichiarazioni di principio astratte e disincarnate possono incontrare una certa refrattarietà e costituire per chi le ha fatte un alibi per non impegnarsi ulteriormente. Forse sarebbe stato meglio prendere consapevolezza delle dissonanze che generano conflittualità, oppure indicare priorità e gerarchie di valori. Tuttavia ci dobbiamo chiedere se è questa (l’etica) la via giusta o se invece hanno ragione coloro che ritengono necessaria la via della fede. Anche Heidegger affermava che solo un Dio ci potrà salvare, pur riferendosi prevalentemente al bisogno di andare oltre la dittatura della tecnica che avrebbe ridotto l’uomo a semplice strumento nelle mani del non-senso.

La via della fede.  A favore della via della fede si sostiene che porta uno sguardo “caldo” sulla realtà: lo sguardo dell’amante piuttosto di quello dell’oculista, riferito all’etica. Si ricordano le famose tre esigenze etiche proclamate dalla rivoluzione francese: solo la libertà si è affermata, fin troppo, spesso degenerando in arbitrio, mentre l’uguaglianza e la fraternità, che richiedono maggiore impegno, sono pressoché scomparse nell’ambiente laico della società civile. L’esperienza egualitaria nei paesi del socialismo reale è stata poi del tutto fallimentare, mentre altrove è stata ridotta a una teorica istanza di parità nella condizione di partenza, per non intaccare i principi meritocratici. All’opposto va sottolineato che la via dell’etica consente di operare e dialogare assieme a chi non crede o crede in modo diverso. Si tratta in ogni caso di chiarire cosa si intende per fede: una semplice testimonianza di fiducia (affidamento passivo) o fervore di speranza (impegno attivo); attesa di salvezza operata da Dio o edificazione del Regno in questo mondo, quindi progettualità da negoziare e condividere nell’attuale contesto multiculturale. Gesù aveva un intenso rapporto di fede col Padre, ma lo teneva riservato; con la gente usava soltanto il linguaggio dell’umanità, spingendo a perseguire la pienezza dell’umano. Si ritorna così all’esigenza accennata all’inizio: di riscoprire, attraverso un profondo lavoro di studio e rinnovamento, l’essenza della fede, separandola dalle incrostazioni della storia e del potere. Allora forse la via della fede potrebbe ricuperare la superiorità rispetto all’etica che dovrebbe avere.

Scheda tratta da un incontro del Gruppo ecumenico meratese il 14-2-08 in casa Basile.

Per riflettere:

-il ritorno di posizioni forti delle religioni, dopo il secolarismo;

-l’islam sembra l’unica alternativa al pensiero unico;

-la ricerca di un’etica comune mondiale;

-un parlamento delle religioni del mondo;

-i toni catastrofistici possono urtare;

-via dell’etica o via della fede?

-ricerca dell’essenziale nella fede.


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